P a o l o P o r e l l i
"RefleX: Figure per riflettere"
15 July-3 October 2021
Palazzo Ducale
Gubbio, Italy
installation 2m x 5m; 29 sculptures (44,5cm H max)
RefleX: figures for reflection, text by Marinella Caputo (Italian below)
The work was selected for the 61st Premio Faenza 2020. Since the exhibition at the Museo Internazionale delle Ceramiche was not held due to the pandemic, it is displayed for the first time in this location.
The installation is the result of a collaboration between Paolo Porelli, who realised the sculptures, and Maurizio Tittarelli Rubboli who lustre glazed them (Porelli fece, Rubboli iridiò). The double signature project evokes a traditional practice, alluding to the definition of roles in an antique workshop, but the sensibility that animates it is entirely contemporary.
The title RefleX (from the Latin Reflexus) plays with the double meaning of the word, referring both to the optical perception created by the shiny and iridescent surface of the lustre glaze, and to the intellectual reflection that the sculptures would like to provoke.
The installation is composed of 29 terracotta figures derived from 2 prototypes printed in 3-D, with specific variations for each sculpture, displayed along the diagonals of an iron rectangular panel. Therefore, the composition adopts an X arrangement that cites the title (RefleX).
The effect is that of an essential modular geometry, within which a singular heterogeneity is revealed, in both the sculptural forms and the brilliant reflections of the lustre glaze.
The anthropomorphic characters of Paolo Porelli, deformed and unified in an estrangement effect, stand solemn and suspended, emanating an endogenous luminosity against the opaque metal of the background.
The human figure has always been a fundamental subject for artists through the centuries. It is interesting to note how figurative art still appears current lending itself to the original interpretation of the two contemporary artists.
The technique of in-glaze lustre, used by Maurizio Tittarelli Rubboli, derives from the traditional technique of over-glaze lustre of Mastro Giorgio, motivating the presence of the work in Gubbio, the city of the famous ceramist.
Its presentation within the Palazzo Ducale, the site that hosted the Biennale di Gubbio from the 50s to the 90s of the 20th century is also significant. The memory of the prestigious show, with its focus on sculpture, still pervades the precious architecture of the Renaissance palace with modernity.
RefleX: figure per riflettere
L’opera è stata finalista al 61° Premio Faenza 2020, edizione in cui non ci fu la mostra al Museo Internazionale delle Ceramiche a causa della pandemia, venendo perciò esposta per la prima volta in questa sede.
È il risultato di una collaborazione tra Paolo Porelli, che ha realizzato le sculture, e Maurizio Tittarelli Rubboli che le ha lustrate (Porelli fece, Rubboli iridiò). Il progetto a doppia firma evoca una pratica tradizionale, alludendo alla definizione dei ruoli in una bottega antica, ma la sensibilità che lo anima è del tutto contemporanea.
Il titolo RefleX (Riflesso, dal latino Reflexus) vorrebbe giocare sulla doppia valenza della parola, alludendo sia alla percezione ottica creata dalle superfici lucide e cangianti del lustro, sia alla riflessione intellettiva che le sculture vogliono provocare.
L’installazione è formata da 29 figure in terracotta derivate da due prototipi stampati in 3-D, con variazioni specifiche per ogni scultura, disposte lungo le diagonali di una lastra rettangolare in ferro. La composizione adotta quindi uno schema ad X che cita il titolo (RefleX).
L’effetto è quello di un’essenziale geometria modulare, all’interno della quale si svela una singolare eterogeneità, sia nella resa plastica che nei riflessi fiammeggianti a lustro.
I personaggi antropomorfi di Paolo Porelli, deformati e uniformati in una visione straniante, si stagliano solenni e sospesi, emanando una luminosità endogena contro il metallo opaco del fondo.
La figura umana è sempre stata un soggetto fondamentale per gli scultori nel corso della storia ed è interessante constatare come ancora risulti attuale, prestandosi all’interpretazione originale di due artisti contemporanei.
La tecnica del lustro in vernice, impiegata da Maurizio Tittarelli Rubboli, deriva dalla pratica tradizionale del lustro a terzo fuoco di Mastro Giorgio, motivando la presenza dell’opera a Gubbio, città in cui operò il celebre ceramista.
Appare inoltre significativa la collocazione all’interno del Palazzo Ducale, trattandosi del luogo che ha ospitato la Biennale di Gubbio dagli anni cinquanta agli anni novanta del XX secolo, una manifestazione prestigiosa incentrata sulla scultura, la cui memoria pervade ancora di modernità la preziosa architettura del palazzo rinascimentale.